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A ricordo del Concordato: Il Cristo Re di Bienno

Bienno: piccolo e caratteristico paese della Val Grigna in provincia di Brescia, e confluente nella Valle Camonica.

A Bienno, sul colle della Maddalena, in posizione dominante ma isolata rispetto all’abitato, sorge il complesso di Santa Maria Maddalena: è composto di due cappelle risalenti alla fine del XIII – XIV secolo.

Una cappella, quella inferiore è dedicata a Santa Marta, l’altra, quella superiore è dedicata alla Maddalena.

A quel luogo di preghiere, per arrivarci bisogna salire per un lungo e difficoltoso viottolo, una Via Crucis, realizzata dallo scultore loverese Andrea Clerici (1904 – 1992) nel 1931. Le santelle in bassorilievo sono in marmo di Carrara e poste lungo quel angusto viottolo, duro da percorrere.

Una santella, la XII, quella dedicata alla Crocifissione è posta nel basamento del Monumento a Cristo Re. Il “Cristo Regi Redemptori”: un’enorme statua, un Cristo a braccia spalancate, fu voluto dalla “Camunia Vallis, Erexit MCMXXIX – MCMXXXI”, tra il 1929 e il 1931 a ricordo dell’11 febbraio 1929.

Giorno della firma dei “Patti Lateranensi”, come recita la targa posta alla base del monumento. La statua dorata del Cristo è opera dell’artista bresciano Timo Bortolotti.

La firma dei “Patti Lateranensi” segnò un avvenimento mondiale, per l’Italia e per la Cristianità. Questo “patto” aveva portato nella scuola, con l’introduzione della religione, anche i valori fondamentali che sarebbero serviti all’educazione e formazione dei giovani per un giusto comportamento nella vita e nella società.

È bene ricordare che:

Il giornale cattolico “L’Italia”, il 12 febbraio 1929, così titolava in prima pagina l’avvenimento: “La rivendicata Sovranità del Pontefice riconosciuta dallo Stato italiano”. E bene in evidenza riportava un passaggio dell’Enciclica “Ubi Arcano Dei”, del 23 dicembre 1922 di Pio XI. Poi precisava “l’Italia nulla ha e avrà da temere dalla Santa Sede: il Papa, chiunque egli sia, riporterà sempre: io ho pensieri di pace e non d’afflizione, di pace vera e perciò stesso non disgiunto dalla giustizia. A Dio spetta addurre quest’ora e farla suonare. Agli uomini savi e di buona volontà non lasciarla suonare invano. Essa sarà tra le ore più solenni e feconde così per la restaurazione del Regno di Cristo, come per la pacificazione d’Italia e del Mondo”. Poi seguivano i comunicati ufficiali, in primis quello diramato dall’agenzia “Stefani” dove: “Oggi alle ore 12 nel Palazzo Apostolico Lateranense sono stati firmati da Sua Eminenza Rev.mo il Cardinale Pietro Gasparri, Plenipotenziario del Sommo Pontefice Pio XI, e da Sua Eccellenza il Cav. Benito Mussolini, Primo Ministro e Capo del Governo, Plenipotenziario di Sua Maestà Vittorio Emanuele III Re d’Italia, un Trattato politico che risolve ed elimina la “questione romana”, un Concordato inteso a regolare le condizioni della Religione e della Chiesa in Italia, e una Convenzione che sistema definitivamente i rapporti finanziari fra la Santa Sede e l’Italia in dipendenza degli avvenimenti del 1870.

Erano presenti all’atto della firma, per la Santa Sede l’Ill.mo e Rev.mo Monsignor Francesco Borgoncini Duca, Ill.mo e Rev.mo Monsignor Giuseppe Pizzardo, sostituto della Segreteria di Stato, il Prof. Avv. Francesco Pacelli, Giure Consulto della Santa Sede: per l’Italia S.E. Alfredo Rocco, Ministro Guardasigilli, S.E. Dino Grandi, Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri, e S.E. Francesco Giunta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio”.

“Il Popolo d’Italia”, fondatore Benito Mussolini, di martedì 12 febbraio 1929 – anno VII titolava la prima pagina: “L’inizio di una nuova era per l’Italia e la cristianità – una grande vittoria politica e spirituale del Regime – la ‘Questione Romana’ risolta in modo definitivo con un accordo sanzionato a Roma tra Mussolini e il Cardinale Gasparri – l’emozione di tutto il Mondo – entusiastiche manifestazioni al Duce – i camerati romani, interpreti sicuri dei fascisti di tutta Italia, renderanno omaggio, oggi, al Pontefice al Re e al Capo del Governo”.

Seguiva poi “La storica cerimonia a Palazzo Lateranense”.

“Il Regime Fascista”, fondatore Roberto Farinacci, del 12 febbraio 1929, dove in prima pagina “Un avvenimento mondiale per l’Italia e per la Cristianità – Benito Mussolini e Pio XI hanno risolto la ‘Questione Romana’ – l’incredibile divenuto realtà. La Conciliazione tra il Vaticano e l’Italia è un fatto compiuto. I rapporti tra la Potestà spirituale e la Potestà civile definiti da un concordato … l’accordo oggi compiuto tra i due Poteri ha innanzi tutto una portata eminentemente spirituale …”.

“Il Giornale d’Italia”, del 12 febbraio 1929, in prima pagina “La ‘Questione Romana’ è finita – l’accordo storico fra la Santa Sede e l’Italia è stato firmato oggi – la firma al Palazzo del Laterano”.

“La Domenica del Corriere”, del 24 febbraio 1929, a firma A. Beltrame: dedica la copertina, all’atto della firma e: “Uno storico avvenimento. Nel Palazzo Lateranense, il Duce e il Cardinale Gasparri firmano l’accordo fra lo Stato italiano e la Santa Sede”.

L’agenzia “Stefani” terminava il comunicato “In omaggio alle consuetudini della Santa Sede di non pubblicare le convenzioni internazionali prima che siano presentate alla discussione delle assemblee legislative, i testi di dette convenzioni non saranno resi di pubblica ragione, ma di esse sarà dato domani ampio e preciso riassunto”.

E come annunciava il comunicato ufficiale, tre sono le convenzioni firmate da Mussolini e il Cardinale Gasparri.

Le convenzioni sono redatte in lingua italiana.

La prima convenzione, che costituisce l’accordo politico per la questione romana, consta di sei articoli, che occupano quindici pagine.

La seconda convenzione finanziaria è brevissima: si compone si tre articoli in quattro pagine.

La terza convenzione è il vero e proprio Concordato, ed è composto di quarantacinque articoli, di ventidue pagine. Lo Stato Pontificio, che è riconosciuto dall’Italia, prende il nome di Stato della Città del Vaticano.

Da “Il Popolo d’Italia” stralciamo: “entusiastica dimostrazione a Mussolini: alle ore 11,35 arriva Mussolini; accompagnato dall’On. Giunta e accolto da un lungo applauso e ripetuti evviva. Seguono l’On. Grandi e dopo qualche minuto il ministro Rocco. Appena il Capo del Governo è entrato nel Palazzo del Laterano, gli è andato incontro il Cardinale Gasparri, che l’attendeva nella sala, che si apre al termine del monumentale salone. Al giungere del Duce, il Cardinale si è fatto incontro al Capo del Governo e i due personaggi, scambiato un cordiale saluto, si sono diretti verso la sala del Concilio, dove ha avuto luogo la firma …”.

Un fatto compiuto. Quell’11 febbraio 1929, e l’incredibile diventa realtà. 

Ricordiamolo: Il Cristo Re di Bienno è stato costruito a testimonianza del Concordato, tant’è vero che nella base interna, in una saletta – chiusa al pubblico – vi è un altare, e dietro la parete, con dei rilievi molto significativi: una croce con alla base la data 11 -2 -1929, a destra uno stemma con il simbolo del Vaticano e, a sinistra un altro stemma, una croce tra due fasci.

Questo a ricordo di quel Concordato e a chi ne è stato il promotore.

E ricordiamo quanto affermò Mussolini per l’avvenimento: “Questa soluzione attuatasi all’infuori di ogni e qualsiasi ingerenza straniera noi la salutiamo con alta soddisfazione come fascisti, poiché essa rimane indissolubilmente legata al nostro Regime e alla Rivoluzione delle Camice Nere: come italiani perché ha tolto l’unica grave riserva sulla legittimità del possesso di Roma: come cattolici perché riconoscendo apertamente la sovranità del Pontefice, abbiamo reso visibile e sicura quell’indipendenza da ogni potenza terrena che gli è indispensabile per la sua missione pastorale …”.

Perché questa precisazione? Perché non si abbia a dimenticare che il Cristo Re di Bienno (BS) rappresentò e rappresenta il Concordato tra Stato e Chiesa.

E quel Cristo, quel Redentore a braccia spalancate sembra che ancora – oggi più che mai – ci stia aspettando.